Pokémon-prigione

Arriva la sentenza definitiva per il blogger russo arrestato per aver giocato a Pokémon GO in chiesa

Vi ricordate l’incredibile storia di Ruslan Sokolovski, il blogger russo che rischiava fino a 7 anni di carcere solamente per aver postato un video nel quale si vedeva che aveva giocato a Pokémon GO in chiesa? Se volete rinfrescarvi la memoria, trovate la news originale a QUESTO LINK, ma ovviamente nel frattempo la vicenda si è evoluta e dopo tanta attesa è arrivata la sentenza definitiva per il “reato” di cui si è macchiato Ruslan. 

Fortunatamente per lui, dopo un processo probabilmente durato anche troppo, il giudice si è espresso con quella che pare comunque (a noi ndr.) una sentenza decisamente eccessiva, ovvero egli ha optato per una sospensione di pena della durata di 3 anni e mezzo. Per chi non fosse informato in materia di diritto, questa decisione fa si che l’imputato incensurato possa rimanere libero, ma nel caso dovesse finire nuovamente in tribunale nel corso dei 3 anni e mezzo successivi alla sentenza, verrebbe giudicato per entrambi i reati.

Yulia Gorbunova, osservatrice per i diritti umani in Russia, si è così espressa:

Le azioni di Sokolovski possono aver offesso alcuni o molti, ma non presentavano un pericolo e azioni legali contro di lui sarebbero incursioni senza fondamenta alla libertà di espressione

Yulia Gorbunova

La situazione in aula è comunque stata tesa e durante la fase di domande ai testimoni Andrei Shipintsev, uno dei membri della chiesa ha detto che il comparare Gesù a Dio lo ha fatto piangere dentro di sé e ha aggiunto:

Non ero perfetto quando ero ventunenne, ma mia madre mi ha educato; la chiesa è la chiesa.

Rivolgendosi poi al blogger imputato Shipintsev ha detto:

Io voglio aiutarti, non voglio cose negative per te. La società ti ha reso così, ma noi dobbiamo educarti. Lascia che queste persone ti aiutino, la maggior parte di loro sono russi ortodossi.

Ruslan_Sokolovskiy

Ma in risposta Ruslan ha  dichiarato che quelle stesse persone hanno minacciato di violentarlo, sebbene Shipintsev sostenesse la tesi che non fossero violenze, ma soltanto un metodo rieducativo.

In ogni caso, nonostante i risvolti quantomeno grotteschi della vicenda, alla fine tutto si è risolto per il meglio.

 

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