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Alcuni gamers cinesi e coreani arrabbiati col brand Pokémon dopo un controverso tweet di Creaturs Inc.

Oramai non passa giorno senza che qualcuno non si scandalizzi per qualcosa. L’ultima ondata di risentimento arriva da parte di alcuni giocatori di nazionalità cinese e coreana, i quali sono rimasti interdetti di fronte a un tweet postato sul proprio profilo ufficiale da parte di Creatures Inc., ovvero la società che detiene un terzo dei diritti del brand Pokémon insieme a Nintendo e The Pokémon Company e che si occupa del gioco di carte collezionabili, oltre che di creare i modelli 3D per i titoli Pokémon.

Tutto è nato dal fatto che il 7 gennaio due impiegati della compagnia hanno postato col profilo Twitter di Creaturs Inc. alcune foto di loro sorridenti mentre visitavano il Santuario Yasukuni, che per chi non lo conoscesse, riportiamo da Wikipedia:

Il santuario Yasukuni (letteralmente santuario della pace nazionale) è un santuario shintoista (jinja) di Tokyo, Giappone dedicato alle anime di soldati e altre persone che morirono combattendo al servizio dell’Imperatore. Ad ottobre 2004, il Libro delle Anime del santuario, conteneva la lista di 2.466.532 uomini e donne, tra i quali 27.863 aborigeni di Taiwan e 21.181 coreani. Il santuario Yasukuni è fonte di notevoli controversie dato che nel Libro delle Anime sono iscritte 1.068 persone che furono condannate per crimini di guerra da un tribunale al termine della seconda guerra mondiale. Tra questi vi sono 14 criminali di guerra cosiddetti di Classe A ovvero condannati per crimini contro la pace.

Il tweet, dopo essere stato ripreso per l’appunto da molti follower Coreani e Cinesi, è stato cancellato, ma potete vederne uno screenshot qui di seguito:

Nonostante Creatures Inc. abbia eliminato il post motivo delle critiche, non si è scusata per le foto e questo ha infervorato ulteriormente gli animi di alcuni giocatori asiatici, i quali si dicono adesso pronti a boicottare il brand di Pokémon.

Sicuramente un’ingenuità da parte di Creaturs Inc. quella di postare la foto con i sorrisi, ma dubitiamo fortemente che l’intento dei diretti interessati fosse quello di deridere su pubblica piazza le vittime del conflitto mondiale.

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